La delibera della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che le lezioni di guida non faranno parte dell’istruzione, perciò non saranno esenti dall’Iva.
Dal 2 settembre si applicare l’Iva del 22% sulle patenti di guida e con effetto retroattivo.
Ciò significa che a pagare l’Iva non saranno solo i neopatentati ma, per legge, anche tutti coloro che hanno conseguito la patente dal 1° gennaio 2015.
Le scuole guida sono costretti a contattare tutti i clienti che hanno frequentato dal 2015 l’autoscuola per sollecitare il pagamento dell’imposta.
Un compito praticamente impossibile, considerando che le patenti conseguite dal 1° gennaio 2015 ad oggi sono più di 3,8 milioni.
Il versamento dell’iva è a loro carico (essendone i responsabili), e questo metterebbe a dura prova l’attività, fino ad esporli al rischio di fallimento. Solo poche autoscuole potranno permettersi di pagare autonomamente all’erario l’Iva arretrata. Molte le autoscuole che infatti stanno iniziando a protestare con scioperi.
Per far fronte all’oneroso debito con l’erario, intanto, le autoscuole hanno dovuto aumentare il prezzo delle lezioni e delle ore di guida con gli istruttori. A causa di tale aumento, le famiglie hanno scelto di ridurre le ore di pratica sulla strada, mettendo a rischio la sicurezza dei guidatori.
Paolo Colangelo, presidente di Confarca Autoscuole, spiega come “se un corso di scuola guida costava mediamente 380-450 euro, oggi con l’Iva al 22%, che siamo obbligati ad applicare, arriva a costare circa 460-550 euro”. Per tale motivo, continua Colangelo, “per ridurre i costi, si risparmia sulle ore di pratica. Purtroppo, questo aumento si ripercuote sulla sicurezza stradale”.
Conseguire la patente pare che stia diventando un lusso riservato a pochi. Infine, oltre all’aumento dei costi, al calo della sicurezza sulle strade e alle difficoltà riscontrate da molte autoscuole, vi sono anche molte probabilità che il numero di neopatentati cali vertiginosamente nei prossimi mesi.